sabato 4 luglio 2015

Malombra (1917)




“La giovane Marchesa Marina di Malombra, rimasta orfana, viene affidata allo zio, il conte Cesare D’Olmengo che la ospita nella sua villa al lago. Marina si trova così ad alloggiare nella camera dove morì, dopo esservi stata prigioniera, Cecilia la prima moglie del conte. Nella stanza, ritenuta maledetta dai domestici, rinviene il diario della defunta, le cui ultime parole sono di vendetta per chi l’ha tenuta segregata. Da allora Marina comincia a credere di essere posseduta dallo spirito di Cecilia”.

Ispirato all’omonimo romanzo di Antonio Fogazzaro, ma con una non trascurabile influenza di Edgar Allan Poe (esplicitamente citato anche nel film tra le letture della giovane Marina), Malombra racconta una vicenda drammatica, destinata a concludersi tragicamente, ambientata in un’atmosfera decadente sulle rive del lago di Como; in realtà alcune sequenze furono però girate al Lago Maggiore sullo sfondo del quale, sono perfettamente riconoscibili, per uno “quasi” della zona come il sottoscritto,  l’antica Rocca di Angera e la suggestiva Isola dei Pescatori.


Come la precedente “Rapsodia Satanica”, che la vedeva protagonista, anche questa pellicola si regge principalmente sulle spalle della diva Lyda Borelli, bravissima ad alternare momenti di esaltazione ad altri di disperazione, passando da fragile fanciulla a femme fatale, per abbandonarsi definitivamente alla follia nel finale. L’esasperata mimica facciale, a cui necessariamente bisognava ricorrere ai tempi del cinema muto (anche per la formazione teatrale degli attori dell’epoca), non inficia la credibilità della sua recitazione. Se la carriera della Borelli fu sì intensa ma brevissima, quella del regista Carmine Gallone fu invece molto lunga tanto da coprire un arco temporale di quasi cinquant’anni: dagli anni 10, passando per il regime fascista (che celebrò specializzandosi in pellicole storiche dedicate all’esaltazione dell’Antica Roma), per concludersi nei primi anni 60 con anche un paio di film di Don Camillo a curriculum. Malombra fu uno dei suoi primi successi, anche se invero appare non proprio lineare sul piano narrativo, soprattutto per chi non conosce il romanzo di Fogazzaro, da cui comunque si discosta parzialmente, stilizzando la caratterizzazione dei personaggi secondari quasi alla stregua di comparse. Fanno solo parziale eccezione il vecchio zio e lo scrittore Corrado Silla, innamorato di Marina, che pur avendo ruoli rilevanti sono più vittime degli eventi che altro, né i loro rapporti vengono ben definiti.

In conclusione, un film che dal punto di vista squisitamente horror offre poco (incipit e finale) malgrado la vendetta oltretomba, ma merita per location e interpretazione della protagonista.

Curiosità: il romanzo di Fogazzaro ebbe altre due trasposizioni, una nel 1946 a opera di Mario Soldati e un’altra, improbabile, a tinte erotiche (!) nel 1983 per la regia di Bruno Gaburro con protagonista Paola Senatore.  

Reperibilità: Del film si sono perse le tracce per 65 anni, prima di un ritrovamento parziale a Trento e poi uno integrale a Montevideo. Restaurato dalla solita meritevole Cineteca di Bologna, attualmente il DVD risulta fuori catalogo per la vendita. L’opera è comunque visionabile su Youtube.

Titolo: Malombra
Produzione: Italia (1917), b/n, muto, 75 minuti
Regia: Carmine Gallone
Cast: Lyda Borelli, Amleto Novelli, Augusto Mastripietri, Consuelo Spada

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