lunedì 9 maggio 2016

Il castello degli spettri (1927)



L’eccentrico milionario Cyrus West, ormai prossimo alla morte e trascinato sull’orlo della follia al pensiero dei parenti che gli ronzano intorno in attesa di impossessarsi dei suoi averi, redige un testamento che non potrà essere aperto prima di vent’anni dal suo decesso. Due decenni dopo, i papabili chiamati all’eredità si radunano presso il castello del defunto West per la lettura delle sue ultime volontà. L’erede designata è la giovane Annabelle, ma a condizione che un medico attesti la sua sanità mentale. Nel frattempo pare che nel maniero si aggirino alcuni fantasmi e un maniaco sanguinario soprannominato “Il Gatto”. 

Il Castello degli Spettri è uno dei capostipiti del sottogenere “Old Dark House”, la cui paternità, come abbiamo già avuto modo di approfondire, è probabilmente da ascrivere a Roland West, con il suo The Monster (1925). Gli ingredienti tipici ci sono tutti: un gruppo di persone riunite in una sinistra magione apparentemente infestata, i passaggi segreti, elementi comici mischiati a quelli drammatici e orrorifici, personaggi fifoni che poi vincono le loro paure risolvendo l’enigma, la finta pista soprannaturale, ecc.. I debiti ai film di Roland West (di cui, sarà un caso, porta il cognome anche la protagonista) non si fermano: come in The Bat, anche qui abbiamo un assassino mascherato da animale, “Il Gatto”, anche se in realtà il suo make-up, mani a parte, fa più pensare a un cinghiale. Malgrado i pesanti riferimenti, Il Castello degli Spettri è però un’opera decisamente più riuscita di quelle a cui si ispira. Merito probabilmente del regista, Paul Leni, che la Universal volle portare negli Stati Uniti dopo il successo del Gabinetto delle Figure di Cera

Leni, già esponente di spicco del movimento espressionista tedesco, mise a frutto l’esperienza maturata in Germania, con diverse scelte estetiche apprezzabili: la mano artigliata che in più occasioni minaccia Annabelle, i giochi di ombre, le doppie esposizioni, frutto dell’armamentario tecnico-visivo tipico dell’espressionismo, il trucco pesante e inquietante di alcuni personaggi (il medico, ennesima variante di Caligari). Il regista dimostra, però, di non guardare solo al passato; si nota un linguaggio cinematografico più moderno e più vicino, se vogliamo, alla sensibilità americana, che traspare dall’attenzione per i dettagli e i primi piani, dal dinamismo dell’azione e dalle originali didascalie. Leni, forse, si sarebbe integrato nell’industria a stelle e strisce con maggiore facilità rispetto ai suoi colleghi connazionali, se non fosse stato stroncato dalla setticemia, appena due anni più tardi. Già il prologo, con il milionario circondato da enormi bottiglie e minacciato dalla sovrimpressione di un gatto gigantesco e minaccioso, è il perfetto manifesto di quello che il film promette: ironia, paura ed effetti speciali. Il cast, composto da attori che per la maggior parte verranno pensionati dall’avvento del sonoro, non è particolarmente memorabile (a parte l’esperto Tully Marshall nei panni del notaio Crosby), anche perché chiamato ad interpretare stereotipi, più che personaggi complessi. E’ un peccato che l’accompagnamento musicale non sia all’altezza, unico difetto di una pellicola godibile ancora oggi.
Curiosità: Il film è tratto da una piéce teatrale di successo di John Willard, trasposta anche in seguito su grande schermo. Possiamo ricordare, tra le tante, la trasposizione del 1930 ad opera dello stesso Willard (in collaborazione con Rupert Julian) con The Cat Creeps, e relativa coeva variante spagnola La Voluntad del Muerto di George Melford, e quella del 1939 Il fantasma di Mezzanotte diretto da Elliott Nugent.

Reperibilità: Ottima. E’ liberamente visionabile su Youtube. In DVD sono disponibili ben 2 edizioni italiane, una recente (2015) ad opera della Dinyt-Ermitage, e un’altra della DCult, a prezzi accessibilissimi.
Titolo: The Cat and the Canary
Produzione: USA (1927), b/n, muto, 80 minuti (108 in origine)
Regia: Paul Leni
Cast: Laura La Plante, Creighton Hale, Tully Marshall, Gertrude Astor

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