domenica 23 ottobre 2016

Dracula - versione spagnola (1931)



Dopo un lungo e movimentato viaggio, l’agente immobiliare Renfield giunge al castello del conte Dracula per sottoporgli il contratto di affitto dell’abbazia di Carfax, nei pressi di Londra. Dracula è in realtà un vampiro che, dopo aver soggiogato la mente del malcapitato Renfield, si trasferisce in Inghilterra sterminando l’intero equipaggio della goletta su cui aveva viaggiato. Giunto a Londra, i suoi interessi si concentrano sulle giovani amiche Lucìa e Eva; quest’ultima è la figlia del rettore dell’istituto psichiatrico in cui Renfield, creduto pazzo, è stato ricoverato.


Raccontando del remake sonoro del Castello degli Spettri, abbiamo accennato a come la Universal ne avesse prodotto una versione in lingua spagnola, La Voluntad del Muerto, diretta dal regista statunitense George Melford e destinata principalmente al mercato sudamericano. La ratio di questo tipo di operazione risiedeva nel fatto che il doppiaggio, all’epoca, non fosse stato ancora inventato (lo sarà solo nel 1933) e che trovare attori in grado di parlare più lingue era merce rarissima. Per cui a Hollywood divenne usanza, nei primissimi anni di avvento del sonoro, realizzare più versioni in lingua diversa dello stesso film, con un cast ad hoc da distribuire in paesi non anglosassoni. Carl Laemmle, il gran capo della Universal, decise di ripetere lo stesso procedimento anche per Dracula, affidandone sempre a Melford (che, tra l’altro, non parlava né capiva una parola di spagnolo) la regia.
Venne così ingaggiato un cast di attori semisconosciuti, se non del tutto esordienti, di nazionalità diverse, ma quasi tutti di madrelingua spagnola. Il progetto era improntato al massimo risparmio possibile per cui i due Dracula vennero realizzati contemporaneamente, dividendo lo stesso set. Fu così che mentre Browning, Freund, Lugosi e soci lavoravano di giorno, alla sera entrava in scena la troupe guidata da Melford. La sceneggiatura rimase praticamente la stessa della versione inglese, salvo un cambio di nomi di alcuni personaggi (Mina ad esempio, viene ribattezzata Eva) e alcuni dialoghi di scarsa rilevanza. La critica più moderna ha decisamente rivalutato il Dracula spagnolo. Addirittura qualcuno lo definisce superiore a quello di Browning. Melford, senza dubbio, ebbe lo svantaggio di avere meno tempo a disposizione del collega per ultimare il suo lavoro, anche se la sua versione è più lunga di oltre mezz’ora rispetto a quella con Lugosi; per risparmiare, inoltre, i produttori gli imposero di riutilizzare alcune sequenze realizzate da Browning (ad esempio, quella dell’ombra del capitano della goletta accasciato sul timone, le amanti di Dracula che lo accompagnano nella sua prima apparizione). D’altro canto ebbe la possibilità di visionare giornalmente il girato di Browning e di poter quindi adottare un approccio differente laddove gli era lasciato spazio. Nel confronto, la regia di Melford appare più brillante e dinamica di quella del collega che si affidò principalmente a riprese fisse. C’è una continua ricerca di inquadrature diverse, di movimento, che rendono, da questo punto di vista, più moderno il Dracula spagnolo. Però quei minuti in più finiscono per appesantire un po’ la narrazione degli eventi che, numericamente, sono gli stessi in entrambi i film, pur con alcune eccezioni anche notevoli (su tutte la sequenza in cui le amanti di Dracula si avventano sul corpo esanime di Renfield).

Per quanto riguarda il cast, si difendono bene proprio Rubio/Renfield (particolarmente riuscita la sua risata folle ripresa dall’esterno dell’oblò della goletta), anche se in generale gli ho preferito la recitazione allucinata di Frye e Lupita Tovar/Eva/Mina, anche più convincente di Helen Chandler nell’ostentare la trasformazione del suo personaggio dopo aver subito il primo morso del vampiro. Molto meglio Van Sloan, che conosceva bene la parte grazie all’esperienza maturata a teatro, invece di Arozamena, nei panni di Van Helsing. Ma dove il film di Melford esce completamente sconfitto, abbattuto e disintegrato è nel confronto tra i due attori che interpretano il Conte. Villarias già di per sé non sarebbe credibile nei panni di Dracula, figuriamoci se messo a paragone con Lugosi che era nato per indossare quel mantello. Alcune sue espressioni rasentano il ridicolo involontario, soprattutto quelle che dovrebbero invece far risaltare la malvagità di Dracula; e il suo tono di voce, quasi rassicurante, non aiuta di certo. Nonostante ciò, il Dracula di Melford rimane un buon film, anche se, considerata la sua natura di produzione “gemella”, vale la pena recuperarlo solo per completezza. 

Reperibilità: Discreta. In vendita però non mi risulta sia stato commercializzato singolarmente, ma solo insieme ad altri film in cofanetti e collezioni varie (lo trovate, ad esempio, nel box Legacy Collection che raccoglie tutta la saga draculesca della Universal), non doppiato, ma con sottotitoli in italiano.


Titolo: Dracula

Produzione: USA(1931), b/n, 104 minuti

Regia: George Melford

Cast: Carlos Villarias, Lupita Tovar, Pablo Alvarez Rubio, Eduardo Arozamena

Nessun commento:

Posta un commento